“ALL BLUES”: L’INEDITO IN “THE MATRIX” ORIGINAL MASTER TAPES
“All Blues” il primo di essi in ordine cronologico, tratto dal primo concerto del 7 marzo (sulle tre esibizioni totali di quella sera). Si tratta di una cover: un pezzo Jazz scritto da Miles Davis e registrato nell’aprile 1959. Tre mesi dopo sarà pubblicato sullo storico album “A Kind Of Blue”.
Vediamo le caratteristiche principali dell’originale, per poi passare in rassegna la versione che ne fanno i Doors al “The Matrix” e che abbiamo ascoltato per la prima volta pochi giorni fa.
L’ORIGINALE DI MILES DAVIS
“A Kind Of Blue” è una pietra miliare del Jazz, il quale con le sue note sottolinea due momenti molto importanti di questa tipologia di musica.
Il primo è il coronamento del genere Hard Bop attraverso una raffinatezza esecutiva che non trova uguali, anche grazie ai musicisti scelti da Davis come partner. Il secondo momento di grande importanza scandito da questo LP è il passaggio ad un nuovo genere di Jazz: il Jazz Modale.
Oltre a Davis (tromba), troviamo Cannonball Adderley (sax alto), John Coltrane (sax tenore), Paul Chambers (contrabbasso), Bill Evans (pianoforte) e Billy Cobb (batteria). Essi sono certamente tra i migliori interpreti dei rispettivi strumenti, con Coltrane e Chambers a distinguersi poco sopra gli altri.
“All Blues” è la traccia numero 4 del disco e dura 11 minuti. Essa vede già il Jazz Modale come preponderante su quello Hard Bop. Tuttavia, il brano può essere collocato alla feconda intersezione tra i due stili, dando vita a un terreno molto favorevole per ciò che verrà suonato nel jazz del decennio successivo.
Il tema iniziale e conclusivo è suonato dalla tromba usando la sordina e dai due sassofoni, mentre sullo sfondo il piano accresce la tensione stendendo un tappeto di note rapide e ripetute. Gli assoli improvvisati sono di Davis, Adderley, Coltrane e in fine Evans con un minore tempo a disposizione.
Non ci dilunghiamo per non rubare spazio ai Doors, ma vale la pensa di ascoltare con attenzione questo bellissimo brano dall’atmosfera pensierosa e vagamente malinconica.
LA VERSIONE DEI DOORS AL “THE MATRIX”
La registrazione inedita fino a pochi giorni fa ci mostra i Doors durante la prima serata nel locale. “All Blues” vien
e scelta dal gruppo non a caso. Infatti, essi erano estimatori e fan di molti musicisti Jazz del periodo che seguivano anche dal vivo quando ne capitava l’occasione. La passione per il jazz si fa strada anche all’interno degli arrangiamenti dei Doors, sia dal vivo che in studio.
Non è strano, quindi, che qui abbiano scelto di suonare una cover di Miles Davis. Il tema iniziale e finale è reso dall’organo elettrico di Manzarek (che svolge il ruolo dei due sassofoni) e dalla chitarra elettrica di Krieger (che si assume il compito della tromba).
Le improvvisazioni vedono susseguirsi prima l’organo poi la chitarra mentre la chiusura ripete quanto già descritto per il tema di apertura. Nel suo assolo Manzarek modifica l’atmosfera originale con un attacco dal sapore più dinamico e scorrevole, evitando le fascinose involuzioni e gli accenni sfumati dei tre fiati solisti nella performance del 1959. Al contrario, Krieger si mantiene maggiormente aderente a quanto arrangiato da Davis, perdendo tuttavia in incisività lungo il percorso sperimentale rivelato dalle sue note.
Sei minuti e mezzo tutt’altro che scontati per un gruppo che aveva pubblicato da soli tre mesi un disco rock e che invece si presenta in questo caso con uno dei suoi volti più sofisticati e ricercati musicalmente. Le capacità tecniche dei tre strumentisti e la flessibilità artistica dei Doors hanno reso possibile ciò che molto difficilmente possiamo riscontrare in altre band Rock o Pop-Rock.
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