LA COPERTINA DI “STRANGE DAYS”: LE CURIOSITÀ E L’ATMOSFERA
Quando arriva nei negozi il secondo album dei Doors, il 25 settembre 1967, la copertina fronte e retro del vinile colpisce subito per la sua originalità. Sul davanti una scena insolita ritrae sei artisti di strada in un vicolo mentre dietro altri due personaggi dello stesso gruppo posano soli.
Il titolo dell’LP e del gruppo al quale appartiene sono relegati in posizione marginale. Visibili, ma non certo in primo piano come ci si aspetterebbe. I toni di colore sono scuri, rallegrati solamente da qualche particolare più colorato.
Il risultato finale è dovuto alle richieste fatte dai membri della band, i quali avevano dato due indicazioni principali al fotografo che realizza l’immagine. La prima era quella di non includere i quattro musicisti, come invece era accaduto per l’esordio (“The Doors”, gennaio 1967). La seconda chiedeva di creare un’atmosfera “Felliniana” sulla custodia del vinile.
Entrambe le linee guida sono rispettate, a parte un manifesto attaccato ai due muri laterali del vicolo dove si riconoscono i quattro musicisti. Il fotografo ed autore di questa famosa foto è Joel Brodsky, il quale ingaggia alcuni artisti e li immortala durante una performance in vicolo di New York (a Manhattan) e non a Los Angeles dove i Doors risiedevano abitualmente.
Brodsky era stato l’autore della copertina del primo disco dei Doors, e firmerà l’immagine esteriore di molte altre copertine di importanti LP del periodo. Tra queste citiamo, ad esempio, “Astral Weeks” di Van Morrison del 1968, “The Stooges” dell’omonimo gruppo nel 1969 e “The Soft Parade” degli stessi Doors anch’essa nel 1969.
La foto scelta per “Strange Days” ritrae, tra gli altri, anche due personaggi che non facevano parte del cast di performer professionisti. Si tratta del giocoliere e dell’uomo che suona la tromba, entrambi sulla parte anteriore del vinile. Il primo è infatti un collaboratore del fotografo stesso mentre il secondo è un tassista che viene invitato (dietro pagamento) ad unirsi alla foto per completarla.
Una improvvisazione che è poi entrata nella storia della musica, a conferma di come a volte gli elementi non previsti aggiungano dei particolari fondamentali per il risultato finale di un lavoro.
“Strange Days” completa così la magnifica musica al suo interno con una immagine esteriore di grande effetto e originalità; questi due elementi si fondono nel feeling che trasmette questa grande opera d’arte nel suo complesso.
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