I DOORS VERSO “STRANGE DAYS”: LE COVER FATTE AL “THE MATRIX”

 



Circa un mese prima che i Doors inizino a registrare il loro secondo album (“Strange Days”, settembre 1967), essi vengono catturati dal vivo al “The Matrix” di San Francisco (dal 7 al 10 marzo ’67). Ancora poco conosciuta al di fuori della California, la band include anche una serie di canzoni prese da altri artisti e reinterpretate secondo la propria sensibilità.


Sebbene in “Strange Days” compaiono solamente canzoni originali dei Doors, era per loro usuale inserire cover nei loro concerti, i quali per altro raramente seguivano in maniera lineare il materiale degli LP di volta in volta pubblicati.


Non sorprende quindi che tra le 37 tracce che ci sono pervenute da quei concerti, 14 siano cover di altri artisti, le cui versioni originali risalgono per la maggior parte alla seconda metà degli anni 50 e alla prima dei ’60.


Come genere musicale esse appartengono prevalentemente agli ambiti del Blues e del Rhythm and Blues, un fatto che sembrerebbe in contrasto con il Rock psichedelico a cui avrebbero dato vita di lì a poche settimane nelle registrazioni di “Strange Days”. Malgrado questa apparente contraddizione, per tutta storia della band, sia in studio che dal vivo, sono sempre coesistiti generi diversi, in modo particolare dal vivo.


Il brano qualitativamente migliore tra le cover registrate al “The Matrix” è sicuramente la versione di “Gloria” dei Them (l’originale è del 1964), capace di creare quell’alternanza tra suoni tenui ed esplosioni elettriche che rende il gruppo californiano inconfondibile.


Suscita interesse anche la tecnica slide usata da Robby Krieger in “Money” (l’originale è di Barret Strong, 1959) e in “I’m a King Bee” (Slim Harpo, 1957).


Per quanto riguarda la parte vocale di Morrison, oltre alla già ricordata “Gloria”, la performance più coinvolgente al “The Matrix” è quella di “Who Do You Love” (Bo Diddley, 1956).


Tra le curiosità di questo live citiamo “Crawlin’ King Snake” (Big Joe Williams, 1941), che anticipa di tre anni e mezzo l’arrangiamento che avrà nell’ultimo LP del gruppo (L.A. Woman) e nella quale compare per pochi secondi l’armonica suonata in maniera sporadica da Morrison.


Da segnalare, infine, anche la lunga versione strumentale del jazz senza tempo di “Summertime”, nella quale Manzarek occupa un posto centrale con un protratto e creativo assolo all’organo elettrico.


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