“STRANGE DAYS”, DALLA PRIMA VERSIONE AL CAPOLAVORO DELL’ALBUM
La prima registrazione dal vivo dei Doors che possediamo è il concerto al “London Fog 1966”; un live registrato nel maggio ‘66 in un piccolo locale di Los Angeles. All’epoca il gruppo californiano era ancora sconosciuto e si stava facendo strada sulla scena locale. Tre mesi dopo, una svolta favorevole, dovuta anche ad Arthur Lee, leader dei Love, permetterà loro di registrare il primo LP (poi uscito nel gennaio 1967). Al “London Fog” compare, tra varie cover Blues e Rhythm and Blues, anche “Strange Days”, una composizione originale dei Doors stessi.
Questa canzone verrà poi registrata nella primavera-estate del 1967 per il secondo lavoro della band, “Strange Days” (pubblicato nel settembre dello stesso anno). Abbiamo dunque l’occasione di confrontare le due versioni, distanziate tra loro da un anno esatto di tempo.
La prima in ordine cronologico (quella eseguita al London Fog nel maggio 1966) deve essere subito inquadrata per la sua caratteristica fondamentale: l’innovazione che essa rappresenta per il momento storico-musicale nel quale è stata concepita. Infatti, essendo stata scritta nei primi mesi del ’66, essa si distingue subito per l’originalità dell’arrangiamento e della melodia.
I Doors dimostrano in questo caso di muoversi artisticamente sul terreno ancora pressoché inesplorato della psichedelia, il quale stava compiendo in quel momento i primi passi.
Questa carica innovativa dovrà aspettare ancora un anno prima di essere fissata ufficialmente su vinile; tuttavia, questo documento sonoro attesta come i quattro musicisti fossero già sintonizzati su quelle vibrazioni psichedeliche che caratterizzeranno la musica Pop-Rock e Rock nel corso degli anni successivi. Basta pensare infatti che uno dei primi brani di successo compiutamente psichedelici è “Rain” dei Beatles, il quale esce sul mercato proprio nel maggio 1966, dunque nello stesso periodo della registrazione al “London Fog” di “Strange Days”.
Analoghi rari esempi di innovazione psichedelica possono essere trovati ascoltando “The Velvet Underground And Nico”, il primo LP dell’omonimo gruppo registrato sempre nella primavera ’66, oppure “The Psychedelic Sounds Of The 13th Floor Elevators”: anche in questo caso il disco viene messo su vinile nella primavera-estate del ’66.
L’arrangiamento di questa prima, acerba versione di “Strange Days” è dominato dalla batteria di John Densmore e dal tamburino (presumibilmente suonato da Jim Morrison). Il ritmo che ne deriva è molto originale per l’epoca, suggerendo la capacità della band di uscire dagli schemi esistenti per cercare nuove soluzioni ritmiche.
L’organo elettrico di Ray Manzarek e la chitarra di Robby Krieger si intrecciano, creando trame di suono mutevoli e nello stesso tempo affascinanti. I due strumenti risultano in questo modo essenziali per conferire al brano quell’atmosfera psichedelica che possiamo apprezzare già in questo concerto.
La versione dell’album viene registrata circa un anno dopo, quando ormai la psichedelia dominava i gusti musicali del pubblico e le forme espressive dei musicisti.
Qui i Doors applicano diversi effetti di studio e distorsioni a ciascuno degli strumenti, lasciando solamente la batteria praticamente invariata rispetto al pezzo che abbiamo ascoltato precedentemente. Nel disco rimane comunque intatta la struttura complessiva di “Strange Days” suonata al “London Fog”, mantenendo lo stesso visionario testo e la medesima linea vocale.
Questa circostanza conferma la dirompente carica innovativa di una composizione che risulta essere all’avanguardia persino un anno dopo essere stata inizialmente scritta e arrangiata.
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