CANZONI AL CHIARO DI LUNA: “MOONLIGHT DRIVE” E ALTRI ESEMPI
La luce della
luna ha ispirato innumerevoli testi di brani nella storia della musica; essa è
un elemento naturale in grado di suggerire scorribande metafisiche e balzi
romantici dell’immaginazione.
A subirne il fascino è stato anche Jim Morrison, il quale ha dedicato al chiaro di luna il titolo di una meravigliosa canzone: “Moonlight Drive”, contenuta nel secondo LP dei Doors (“Strange Days”, pubblicato nel settembre 1967).
Le parole di
questa composizione indicano chiaramente nella luce lunare simbolo di una
libertà da riconquistare. Lo possiamo fare affrancandoci dai limiti imposti alla
nostra felicità sia dall’esterno, la cultura dominante, che dall’interno, le
nostre paure e incertezze.
La luna illumina
questa traccia che si sviluppa incalzante, lasciando che l’ascoltatore ne
distingua i meravigliosi particolari sonori nella penombra argentata creata dal
magico satellite della Terra.
Come dicevamo
inizialmente, molti artisti sono stati attratti dal chiaro di luna e ne hanno
tradotto in alcuni loro brani il fascino misteriosamente benevolo. Facciamo, a
questo proposito, due esempi che precedono “Moonlight Drive” come anno di
uscita ufficiale, ma hanno anche loro come soggetto la luce della luna.
Il primo pezzo è
“What A Little Moonlight Can Do” (scritta da H. Woods), nella versione
del 1935 cantata da Billy Holiday. In questo periodo la cantante era
accompagnata da una band composta da alcuni tra migliori musicisti jazz della
storia: Ben Webster (sassofono tenore), Teddy Wilson (pianoforte), Roy Eldridge
(tromba), Benny Goodman (clarinetto), ecc.
Attraverso la sua
voce, dolce e fluttuante, la cantante racconta di come le incertezze e la
timidezza in amore possano essere superate nel momento in cui si è illuminati
dalla poetica luce della luna.
A completare
questa composizione dal ritmo rapido, sono i brevi, pregevoli e disinvolti assoli
del clarinetto, del sassofono tenore e della tromba eseguiti in stile swing. La
ridotta formazione dell’orchestra che accompagna Holiday aggiunge un tocco di
intimità all’atmosfera sonora, il quale sarebbe andato perduto con una vera e
propria big band swing.
Il secondo
esempio ci è dato da un’altra grandissima cantante jazz: Ella Fitzgerald con la
canzone “Moonlight Becomes You” scritta da Van Heusen e Burke nei primi
anni ’40 del ‘900. L’interpretazione della Fitzgerald, che abbiamo scelto tra
le tante registrate di questa traccia, risale al 1959 e si trova all’interno
dell’album “Get Happy!”.
In questo caso la
band di supporto alla voce perfetta della Fitzgerald è composta da più di dieci
elementi, ma l’arrangiamento non risulta invasivo e lascia in primo piano le
qualità inarrivabili della cantante. Essa giunge a questa registrazione con una
voce inalterata nella sua limpida e voluttuosa purezza nonostante i venticinque
anni di carriera alle spalle.
Il brano si
sviluppa languidamente rimanendo aderente al genere swing, pur avvicinandosi
spesso al Pop dell’epoca lungo le sue calde evoluzioni.
In esso la luce
della luna rende ancora più romantica e seducente l’immagine della persona
amata, circondandola con la sua luminosità fascinosa, sebbene discreta e
pacata.
L’effetto
trasformativo del chiaro di luna è dunque il filo conduttore che unisce queste
composizioni. Una trasformazione indotta dalle magiche proprietà della luce
sprigionata dalla luna.
Quest’ultima è quindi portatrice di cambiamenti positivi nell’individuo e, nel caso di “Moonlight Drive” dei Doors, è in grado di indicare la strada per una vita veramente libera di esprimersi.
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