UNA BREZZA SUD-AMERICANA: “I CAN’T SEE YOUR FACE IN MY MIND” DEI DOORS

 

I Doors erano molto ricettivi verso le influenze musicali che li circondavano, in particolare nella fase iniziale della loro carriera.

Dal Rhythm and Blues al Blues, dal Jazz Hard Bop al jazz Modale, essi utilizzavano gli spunti artistici esterni per completare la musica che scaturiva dalla loro creatività.

All’interno del loro secondo disco, “Strange Days” (settembre 1967), vi sono svariati esempi di questa capacità di ascolto ed integrazione di altri generi musicali che li contraddistingueva.

Uno di questi è l’influenza della musica Bossa Nova nel ritornello di “I Can’t See Your Face In My Mind”, la traccia numero nove dell’LP.

Questo stile musicale proveniente dal Brasile si afferma nella seconda metà degli anni ’50 del ‘900 nel paese sud americano, unendo elementi sonori tradizionali con il Jazz di matrice nord americana.

Già nei primi anni ’60 la languida e sinuosa musica che ne deriva inizia ad essere importata negli Stati Uniti, prima di tutto da interpreti Jazz come Cannonball Adderley e Ike Quebec.

Tra i primi esperimenti realizzati in questo senso troviamo un musicista tra i più importanti della storia jazzistica internazionale: Coleman Hawkins. Nel settembre 1962 il sassofonista tenore era già nella parte finale della propria carriera, la quale aveva raggiunto l’apice negli anni ’40 e nella prima metà dei ’50, primeggiando nei generi Swing, Be Bop e Hard Bop.

Proprio nel 1962 egli incide “Desafinado”, un album interamente Bossa Nova suonato però con strumentisti statunitensi non appartenenti alla tradizione brasiliana.

Un passo importante, se consideriamo che altri artisti sceglievano spesso accompagnatori provenienti dal Brasile per questo genere di registrazioni. In questo disco, la maestria di Hawkins è messa in risalto dalla facilità e dalla sicurezza con le quali egli padroneggia un linguaggio musicale non propriamente suo.

Le sue improvvisazioni, articolate e immediate nello stesso tempo, sono sospinte dal tono del suo sassofono, contemporaneamente morbido e deciso.

Da questo ed altri album Jazz, la Bossa Nova trapela lentamente anche nell’ambito del Pop, arrivando anche a scalare la classifica statunitense con alcuni brani come “The Girl From Ipanema” del 1964.

Anche nel Pop-Rock questa influenza esotica non tarda ad essere avvertita, come accade, ad esempio, nel brano dei Beatles “And I Love Her” compreso nel loro terzo LP “A Hard Day’s Night” (luglio 1964).

Questo pezzo scritto da Paul McCartney trova le sue caratteristiche distintive nelle percussioni suonate da Ringo Starr, le quali comprendono anche le clave (tipiche dell’America Latina). Inoltre, sia la chitarra acustica ritmica di Lennon che l’inflessione nostalgica della voce di McCartney suggeriscono uno stretto legame con la Bossa Nova che allora stava attraversando un momento di notevole popolarità negli USA.

Si crea così un contesto sonoro che affascina sia il pubblico che i musicisti del periodo e al quale i Doors non rimangono indifferenti, attingendo da esso per alcuni passaggi delle loro prime composizioni.

Un esempio in questo senso è dato dall’andamento della batteria che apre il loro primo singolo. Si tratta di “Break On Trough (To The Other Side)”, una elettrizzante canzone inclusa nel primo LP della band californiana (“The Doors”, gennaio 1967).

Pur rientrando nel genere Rock, essa viene guidata dal batterista John Densmore sulla strada sincopata di un ritmo spiccatamente Bossa Nova battuto sul bordo del tamburo rullante.

Il ritornello di “I Can’t See Your Face In My Mind” nell’album “Strange Days” costituisce un passo ulteriore, ancora più esplicito e compiuto, in questa stessa direzione.

Integrando la Bossa Nova nel rock psichedelico che caratterizza il loro secondo album, i Doors dimostrano la loro eclettica capacità di assorbire e fare proprio ciò che si muoveva sulla scena musicale che li circondava.


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