I DOORS AL “THE MATRIX”: MOONLIGHT DRIVE NEL MARZO 1967
Infatti, ci
troviamo alla vigilia delle registrazioni per il secondo disco del gruppo
californiano, il quale di lì a un mese e mezzo inizierà a mettere su vinile le
idee musicali che comporranno l’LP “Strange Days” (poi pubblicato nel settembre
1967).
Tra le canzoni
che la band esegue in questo storico locale c’è anche “Moonlight Drive”.
Questa composizione
di Jim Morrison era nel repertorio dei Doors già dalla fondazione (con l’arrivo
di Robby Krieger) della formazione definitiva nell’ottobre-novembre 1965.
Il brano sarà
registrato in studio pochi mesi dopo questo live, finendo così sull’LP “Strange
Days” a chiusura del lato A.
Qui al “The
Matrix” ne apprezziamo una versione prolungata che raggiunge quasi i sei
minuti complessivi.
Essa è in parte
diversa da quella ufficiale del disco, per almeno tre aspetti principali.
Il primo è la
presenza dell’organo elettrico invece del pianoforte modificato e del clavinet,
due tastiere suonate nella versione dell’album da Ray Manzarek.
Inoltre, il
tastierista traccia anche la linea del basso con la mano sinistra sul fender rhodes
piano bass. Nell’album sarà invece Doug Lubhan, assunto temporaneamente come
sessionman, a suonare il basso elettrico.
Il secondo
aspetto è dato dal supporto vocale dato dallo stesso Ray Manzarek a Morrison
lungo la maggior parte del brano.
Interventi vocali
frequenti che a tratti aggiungono frasi decorative tra i versi del testo (Manzarek
ripete spesso “Goin’ down”), a tratti invece raddoppiano la linea vocale
principale di Morrison.
Il terzo ed
ultimo elemento che distingue questa versione live di “Moonlight Drive” sono le
frasi aggiunte da Morrison e probabilmente improvvisate sul palco.
Prima dell’ultima
sequenza strofa-ritornello, egli infatti inserisce alcune frasi poetiche che danno
continuità a quanto narrato nel resto della canzone dal cantante.
In questo modo egli
incita gli ascoltatori a lasciarsi affondare nel mare che è la destinazione del
“Viaggio al chiaro di luna” evocato dal titolo della canzone.
Una discesa nel
mare, questa, che porta in un’altra dimensione rispetto a quella reale, rappresentata
da una società contemporanea spesso oppressiva e arida.
In questa nuova
dimensione, proiettata nella nostra immaginazione dai versi improvvisati da
Morrison al “The Matrix”, i pesci sono amici, i nostri occhi divengono coralli
e la città è sostituita dall’acqua.
Lo scopo di
questo abbandono tra i flutti è la scoperta di un’altra strada rispetto al
conformismo, la quale ci renda liberi dai condizionamenti esterni e ci conduca
ad essere autentici e spontanei.
Questa aggiunta
al testo originale vale da sola l’ascolto di “Moonlight Drive” live al “The
Matrix”.
Il resto dell’interpretazione è all’altezza delle aspettative, sebbene un po' meno immediata, coinvolgente e scintillante rispetto a quella che troviamo nell’LP “Strange Days”.
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