"CRAWLIN’ KING SNAKE": LA VERSIONE DEI DOORS E LE SUE ORIGINI
L’ultimo LP dei
Doors, L.A. Woman, pubblicato nell’aprile 1971, è il lavoro della band
californiana nel quale maggiormente vengono avvertite influenze Blues.
Sono tre i pezzi appartenenti
a questo genere registrati per il disco: “Been Down So Long”, “Cars Hiss By My
Window” e “Crawlin’ King Snake”.
Quest’ultima è l’unica
tra le tre canzoni ad essere una cover. La traccia originale, pur essendo in
circolazione fin dagli anni ’20-‘30 del 900 tra gli artisti
che gravitavano attorno al fiume Mississippi, è attribuita al bluesman Big Joe
Williams, il quale la registra per primo con questo titolo nel 1941.
Essa è presente
nel repertorio dal vivo dei Doors fin dai loro esordi. Una prima testimonianza audio
della loro versione di questo eccezionale country blues è datata marzo 1967 ed
è stata catturata al “The Matrix” di San Francisco.
Dopo avere
percorso in maniera sotterranea la storia del gruppo, “Crawlin’ King Snake” viene
ufficialmente messa su vinile dai Doors alla fine del 1970, durante le
registrazioni di “L.A. Woman”.
In questa
occasione altri due musicisti accompagnano il quartetto: Jerry Scheff (basso
elettrico) e Mark Benno (chitarra elettrica ritmica).
La presenza di una
chitarra ritmica supplementare lascia più ampia libertà al chitarrista
ufficiale, Robby Krieger. Egli attraversa l’arrangiamento con continui
glissando dal suono scuro ed elastico che rappresentano l’elemento sonoro di
maggior fascino del brano (dopo la voce di Jim Morrison).
Inoltre, il suo
efficace assolo abbina rapide e aggressive sequenze di note a pause di
silenzio, lasciando che questo indovinato contrasto ritmico attragga a sé l’attenzione
dell’ascoltatore.
A distinguersi nella
versione di “Crawlin’ King Snake” dei Doors è l’accompagnamento ritmico creato
da Ray Manzarek al pianoforte elettrico (invece che all’organo elettrico come
accadeva solitamente).
Per rendere più pervasivo
e ondeggiante il suono di questa tastiera, Manzarek applica ad essa la
distorsione detta “Tremolo”. Una scelta apparentemente azzardata rispetto alla
tradizione del Country Blues, in grado però di far scorrere la canzone all’interno
di una atmosfera rilassata.
Sono il pianoforte
elettrico e la languida marcia inscenata dalla batteria di John Densmore gli
elementi che personalizzano e adornano di una veste musicale nuova il blues
tradizionale qui reinterpretato dai Doors.
In fine, la performance
vocale di Morrison sottolinea come la sua carente forma fisica nel momento
della registrazione (morirà di lì a circa sei mesi) fosse ampiamente compensata
dalla profonda passione che provava per ciò che stava cantando.
Pur non essendo
una delle sue migliori prestazioni, ritroviamo nel canto di Morrison quelle
scorie e quelle ruvide imperfezioni imprescindibili per chiunque intenda
cantare il blues.
Nel complesso i
Doors affrontano più che bene il confronto con questo classico del Country Blues,
rendendogli giustizia, innovandone coraggiosamente alcuni elementi e portandolo
negli anni ’70 senza tradirne lo spirito originario.
Il percorso che
porta “Crawlin’ King Snake” dal delta del Mississippi negli anni ’20-‘30 alla
Los Angeles dei primi anni ’70 (L.A. Woman) è scandito da tre versioni
imperdibili di questa composizione.
I primi
riferimenti verbali alla salace metafora del titolo del brano risalgono al 1926
(“Black Snake Moan” di Blind Lemon Jefferson) mentre, come anticipato precedentemente,
la prima registrazione ufficiale è quella di Big Joe Williams del 1941 (voce
e chitarra acustica).
In essa, l’ottima
tecnica chitarristica di Williams accompagna un ritmo serrato e un canto che
non lascia molto spazio alla componente melodica. In breve, un irrinunciabile Country
Blues della miglior fattura.
Pochi mesi dopo,
sempre nel 1941, è Tony Hollins a registrare la propria versione (voce e
resonator guitar).
Questo bluesman sconosciuto,
ma di alto livello artistico, ammorbidisce l’andamento e l’approccio della
composizione, mantenendo però la ruvida autenticità del suono e dell’arrangiamento
tipici del Country Blues. Un altro grande pezzo, da ascoltare assolutamente
nonché il più vicino alla versione dei Doors per atmosfera e andamento della parte
vocale.
L’ultima
registrazione indispensabile di “Crawlin’ King Snake” è quella di Johnny Lee Hooker, datata 1949.
Appartenente alla
prima parte della carriera di Hooker, la canzone viene intonata con la consueta
voce calda e profonda, sfociando nello stile detto “Talking blues” durante i
middle eight (ad esempio dal min. 1.33 al min. 1.43).
La chitarra
leggermente amplificata e il piede che batte il ritmo ne fanno un classico di
Hooker e la versione di questo pezzo che ha ottenuto maggiore successo al
momento della pubblicazione.
Ventidue anni
dopo saranno i Doors a scrivere un’altra pagina di grande interesse nella
storia di “Crawlin’ King Snake”.
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