LA VERSIONE DEI DOORS DI “I’M A KING BEE” E LE SUE ORIGINI
All’interno del
ventaglio di cover al quale attingevano i Doors tra il 1966 e 1967 rientra
anche “I’m A King Bee”: un blues dal ritmo incalzante, scritto e registrato
originariamente da Slim Harpo nel 1957 (B side del suo primo singolo).
I Doors la
eseguono diverse volte nel corso della propria carriera concertistica, tra le
quali citiamo il live di Detroit del 5 maggio 1970 in occasione del tour
promozionale dell’LP “Morrison Hotel”.
Tra le poche
registrazioni del brano arrivate fino a noi, spicca però la versione suonata a San Francisco nel marzo 1967 (al famoso “The Matrix”). Ripercorriamone
assieme le particolarità principali, per poi scoprire la fonte dalla quale i Doors hanno ripreso questa cover.
L’andamento
tenuto dalla batteria di John Densmore per tutta la durata della canzone al "The Matrix" ricalca
sostanzialmente quello della composizione originale di Slim Harpo.
Il percorso
ritmico così tracciato fa da solida base alla performance vocale di Ray
Manzarek, colto qui in uno dei suoi sporadici interventi come voce solista
durante i live del gruppo.
Questa
circostanza fa sì che Jim Morrison si limiti ai cori e a supportare, in maniera
discreta e rimanendo sullo sfondo, l’impegno vocale profuso dal tastierista della band. Ne risulta
un’atmosfera singolare, raramente ascoltabile fra i pezzi dei Doors.
Manzarek riesce
ad essere convincente e coinvolgente, con il giusto grado di grinta e spinta
vocale, sebbene il risultato non sia tra i migliori che il quartetto fosse in
grado di esprimere.
Il momento più
interessante della cover di “I’m A King Bee” proposta dai Doors al “The Matrix”
è costituita dall’assolo di Robby Krieger, il quale impiega la tecnica “slide
guitar” sulla sua chitarra elettrica.
In questo modo egli
sottolinea in maniera inequivocabile il legame della band con il blues, ambito
musicale nel quale questo stile chitarristico è nato e si è sviluppato.
Le vibranti note,
allungate da questa modalità di distorcere il suono della chitarra, distinguono
Krieger rispetto alla maggior parte dei musicisti rock dell’epoca. Infatti, erano
pochi i chitarristi in grado di usare questo stile nel corso dei concerti con risultati
pregevoli.
Questo assolo ci
mostra anche da dove i Doors prendono ispirazione nel decidere di eseguire questa
particolare cover.
Infatti, dopo Slim Harpo sono i Rolling Stones a registrare “I’m A King Bee”, inserendola nel loro primo
LP (“Rolling Stones” dell’aprile 1964).
In questo caso, che
è anche la migliore resa di questo brano mai messa su vinile, Brian Jones devia
dalla versione originale con un breve, acuto e tagliente assolo realizzato,
appunto, con la tecnica “slide guitar”.
Oltre all’assolo
di Jones, da segnalare è anche la notevole prestazione vocale di un giovane Mick
Jagger (all’epoca di questo brano stava per compiere ventuno anni).
In fine, citiamo
anche i continui glissando del basso elettrico di Bill Wyman, i quali sono forse
l’elemento sonoro maggiormente distintivo di questa versione.
A partire da
questa ottima riproposizione di “I’m A King Bee” da parte dei Rolling Stones, che
raccolse un discreto successo negli Stati uniti sull’onda della “british
invasion”, i Doors traggono ispirazione per costruire la propria.
Nell’originale di
Slim Harpo, infatti, non si riscontra l’uso della “slide guitar” e l’arrangiamento
è più essenziale e scarno rispetto a quello dei Rolling Stones.
Inoltre, Manzarek, in una intervista rilasciata dopo lo scioglimento della band, ha esplicitamente riconosciuto l’influenza esercitata dai Rolling Stones sui ragazzi che volevano fare musica rock alla metà degli anni ’60 (compresi i Doors).
Con questo Blues,
Manzarek aveva l’occasione di fare riposare Morrison per qualche minuto e,
nello stesso tempo, variare l’offerta artistica del gruppo durante i concerti.
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