THE DOORS’ “SPANISH CARAVAN”: IL SEGUITO DI “STRANGE DAYS”
In seguito alla
pubblicazione del secondo LP dei Doors (“Strange Days”, settembre 1967), per il
gruppo si aprono nuovi orizzonti sonori.
Il rock
psichedelico che pervade l’album appena citato subisce una ulteriore espansione
verso forme musicali e arrangiamenti ancora più particolari e ricercati dal
punto di vista strumentale e sonoro.
Essi comprendono
elementi inusuali ed elaborati, in grado di sorprendere l’ascoltatore e variare
notevolmente la tavolozza di colori utilizzati nell’ambito del rock.
Già nell’autunno
del 1967 iniziano le registrazioni di “The Unknown Soldier” (canzone che
abbiamo approfondito in un altro articolo di questo blog), il quale
include una sezione teatrale (senza musica), nella quale viene messa in scena l’esecuzione
di un soldato.
Subito dopo
questo innovativo brano, la band californiana inizia a sviluppare in studio di
registrazione un’idea del chitarrista Robby Krieger, la quale entro la fine del
’67 diverrà “Spanish Caravan” e sarà inserita sul successivo album
(“Waiting For The Sun”, luglio 1968).
La canzone è
attraversata dalle atmosfere iberiche che il titolo stesso evoca esplicitamente
e che sono rispecchiate tanto dall’arrangiamento quanto dalla strumentazione
utilizzata.
Il testo dipinge immagini
fortemente evocative, le quali rimandano all’epoca d’oro dell’impero spagnolo
nel sedicesimo e diciassettesimo secolo, tra oro, galeoni e rigogliosi campi di
grano.
La composizione
si suddivide in tre parti distinte, separate tra loro tramite un secondo di
silenzio. Esse occupano ciascuna un terzo circa dei tre minuti totali del
pezzo.
La prima sezione
è strumentale e vede Krieger mettere in pratica i suoi studi chitarristici nel
flamenco per mezzo di una suggestiva corsa sulle corde di una chitarra da
flamenco (dunque una chitarra acustica, non amplificata).
Ad essa se ne
aggiunge una seconda, sempre registrata da Krieger, a completamento
dell’affascinante melodia (ripresa da un motivo classico spagnolo).
Al min. 0.28
entrano le note del contrabbasso, suonato da un musicista jazz ingaggiato
appositamente. Si tratta di Leroy Vinnegar, attivo soprattutto dalla metà degli
anni ’50 alla fine dei ’60 nell’ambito del genere Cool Jazz.
Il suo intervento
conferisce profondità alla danza spagnoleggiante delineata con gusto da Krieger
e rimarrà presente fino alla fine della seconda sezione, uscendo di scena invece
nell’ultima parte della composizione.
Dal min. 0.38
compare anche un piatto della batteria, probabilmente modificato con alcuni
oggetti appoggiatigli sopra per accorciarne ed asciugarne il suono. Esso è
usato per punteggiare l’andamento del brano conferendogli ritmo e dinamicità.
La seconda
sezione vede riproporre lo stesso arrangiamento (due chitarre classiche e
contrabbasso), ma vi si aggiunge il profondo canto di Jim Morrison che intona
una sequenza strofa-ritornello.
La melodia tracciata
dalla voce del cantante è estremamente efficace nel trasportare l’ascoltatore
sulla “carovana spagnola” con un vivida sensazione di languida e
fascinosa poesia.
In fine, la terza
sezione, che inizia al min. 1.46, si tuffa nella psichedelia con il riff pienamente
rock guidato dalla chitarra, questa volta elettrica e distorta attraverso il
pedale fuzz.
Al contrabbasso
subentra il basso elettrico, suonato dal sessionman Doug Lubahn, mentre la voce
di Morrison è ancora più scura, bassa e ammaliante.
In quest’ultima
sezione fa il suo ingresso anche l’organo elettrico di Ray Manzarek, che trasforma
le sue note in evanescenti mulinelli, i quali a tratti sembrano pronunciare una
formula magica, misteriosa e spensierata allo stesso tempo (ascolto dal
min. 1.56 al min. 2.12).
In fine, la
batteria, prima assente, accompagna quest’ultima sezione con la discrezione
quasi jazzistica tipica del batterista John Densmore.
Terminata “Spanish
Caravan”, i Doors continueranno le registrazioni di “Waiting For The Sun” (durante
la prima metà del 1968). Il brano sarà comunque riproposto dal vivo in diverse
occasioni nel corso di quello stesso anno.
“Spanish Caravan”
rimane un esempio di come la band sapesse evocare quadri sonori di grande
fascino e originalità, arricchendo il rock psichedelico che allora caratterizzava
la loro musica con elementi estremamente particolari e sorprendenti.
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