LE DUE COVER SOUL DEI DOORS (1966 E ‘67)
Tra le molteplici
cover di brani altrui che i Doors hanno registrato o suonato dal vivo, due
canzoni spiccano per una inusuale originalità, soprattutto se ascoltate tenendo
presente l’intera carriera del gruppo.
Le due
composizioni sono così insolite perché appartengono ai primi passi intrapresi
dal genere Soul, un ambito musicale mai padroneggiato dai Doors stessi.
Le due cover in
questione sono: “Get Out Of My Life Woman” (Lee Dorsey – dicembre 1965) e
“Don’t Fight It” (Willson Pickett – Settembre 1965), entrambe proposte dal vivo
dai Doors.
Partiamo dalla
prima.
Il brano originale di Lee Dorsey si colloca nel 1965, il
fertile momento storico-musicale in cui il Rhythm and Blues, fecondato dalla
scena Pop-Rock appena esplosa e memore del Gospel, stava generando il Soul.
Da un lato, il
ritmo della batteria, rilassato e deciso allo stesso tempo, e la parte ritmica
giocata da pianoforte, basso elettrico e chitarra elettrica, fanno pensare ancora
al Rhythm and Blues.
Dall’altro lato,
il creativo arrangiamento dei fiati e della voce si distaccano da quest’ultima
matrice con i temi melodici e le atmosfere tipici del Soul.
La registrazione da parte dei Doors di “Get Out Of My Life Woman” avviene al “The Matrix” di
San Francisco all’inizio di marzo 1967.
Qui l’accento è
sulla componente Rhythm and Blues del pezzo originale, la quale viene
sottolineata dai brevi assoli di Robby Krieger alla chitarra elettrica e di Ray
Manzarek all’organo elettrico.
Questi ultimi
strumenti, come del resto il brano nel suo complesso, richiamano maggiormente il
suono di gruppi come i Them e i The Animals degli esordi piuttosto che il Soul
in divenire di Lee Dorsey.
La voce di Jim
Morrison sconta il trovarsi su di un terreno estraneo rispetto al rock senza
paracadute sviluppato dai Doors in quel momento della loro carriera.
Conseguentemente, in questo frangente essa non rende giustizia alle sue stesse
immense potenzialità.
“Get Out Of My Life
Woman” verrà ripresa dal gruppo anche tra la fine del 1970 e l’inizio del 1971,
durante le session di registrazione del loro ultimo LP: “L.A. Woman”.
Questa ulteriore versione
non eccelle in qualità e verrà poi scartata, non entrando a fare parte della
tracklist dell’album. Rimane comunque interessante ascoltarla dato che essa è
stata resa disponibile come outtake.
La seconda cover
Soul che i Doors hanno affrontato dal vivo è “Don’t Fight It” di Willson Pickett (uscita originariamente nel settembre 1965). Anche in questo caso
ci troviamo, sia cronologicamente che musicalmente, nel momento in cui il Soul
stava prendendo la sua forma compiuta a partire dal Rhythm and Blues.
La dinamicità
della voce di W. Pickett, gli interventi puntuali e ricchi di inventiva di cori
e fiati, il ritmo vivace tenuto da batteria e basso, fanno di questa traccia un
ottimo esempio di come l’appena nato genere Soul stesse affermandosi.
I Doors si
mettono alla prova con questa canzone al “London Fog” nel maggio
1966, a pochi mesi di distanza dall’inizio ufficiale della loro carriera.
La
performance vocale di Morrison risulta non del tutto a fuoco per il motivo già
citato per “Get out Of My Life Woman”. Tuttavia, in questo caso il gruppo
sceglie un finale aggressivo per terminare questa cover, il quale risalta
positivamente rispetto al resto della registrazione.
Questa
scelta consente al cantante di esibire uno dei suoi toni caratteristici: un
assaggio della graffiante e oscura passione che egli farà conoscere a tutti di
lì a tre mesi, durante le registrazioni del primo LP dei Doors (“The Doors”).
Benché
i brani dei quali abbiamo parlato siano di minore importanza all’interno della
discografia live dei Doors, essi sono interessanti in quanto unici esempi della
band alle prese con composizioni Soul.
P.S: Il mio libro “The Doors Attraverso
Strange Days” – il più completo viaggio mai fatto attraverso il secondo LP
dei Doors è uscito ed è disponibile su tutte le principali piattaforme! Di
seguito qualche link:
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