I DOORS LIVE A BOSTON, 17 MARZO 1968: UNA GUIDA AL BOOTLEG

 

Uno dei bootleg meno conosciuti dei Doors è quello che ci permette di sentire il gruppo dalvivo il 17 marzo 1968 a Boston.

L’audio non perfetto della registrazione è ampiamente compensato da un’esibizione di altissimo livello da parte di tutti i membri, colti in uno dei momenti migliori della loro carriera.

Siamo infatti all’inizio del ’68 e la fama già sopraggiunta l’anno precedente con il singolo “Light My Fire” e con il primo LP (“The Doors”), era stata confermata da una lunga serie di esibizioni live.

Inoltre, i concerti suonati dai Doors nella seconda metà del ’67 avevano definitivamente portato la poesia e il teatro nel Rock.

A Boston, dunque, si presenta un gruppo sicuro di sé dal punto di vista dei risultati artistici raggiunti e pronto a rafforzare il proprio ruolo di precursore sul terreno della contaminazione tra arti diverse (musica, poesia e teatro).

I Doors stavano proprio in quel momento entrando nelle fasi centrali delle registrazioni del loro terzo album: “Waiting For The Sun”, il quale sarà pubblicato nel luglio ’68 piazzandosi al primo posto negli USA e al sedicesimo in Inghilterra.

Il live del 17 marzo ’68 si apre con “When The Music’s Over”, brano che sottolinea immediatamente la performance graffiante e profondamente appassionata, di Morrison alla voce.

Essa si confermerà tale per tutta la durata del bootleg, regalandoci un esempio di come l’inconfondibile canto del frontman dei Doors sapesse essere allo stesso tempo istintivo e inquieto, feroce e ricco di fascino, misterioso e seducente.

Segno distintivo dell’intero concerto, la parte vocale di Morrison contraddistingue nettamente anche “When The Music’s Over”, tratta da “Strange Days”, il secondo album della band pubblicato circa sei mesi prima della presente data di Boston.

A seguire il gruppo prorompe in una lunga versione di “Back Door Man”, proveniente dal loro esordio discografico.

All’interno è contenuta una delle più eccitanti sorprese dell’intero bootleg: Morrison vi inserisce infatti quasi tutto il testo di “Five To One”, un brano che era in corso di elaborazione e che finirà poi sul già citato LP “Waiting For The Sun”.

In molti concerti successivi, queste due canzoni saranno poste in sequenza, a formare un medley che diverrà celebre.

Qui a Boston, invece, la parte strumentale di sottofondo rimane ancora quella di “Back Door Man”, ma su di essa scorre sinuoso e provocante il testo di “Five To One”.

Una anticipazione, dunque, forse una improvvisazione dello stesso Morrison, la quale condurrà di lì a breve al medley “Back Door Man” / “Five To One”, tanto amato da essere più tardi incluso (in forma estesa) nell’unico album live del gruppo (Absolutely Live, pubblicato nel luglio 1970).

“Break On Through (To The Other Side)” è il pezzo successivo, nel quale spicca Ray Manzarek in un assolo dai contorni piacevolmente irregolari. Il suo organo elettrico lascia spazio ad alcuni versi improvvisati da Morrison, per poi tornare prepotentemente e terminare l’ultima sequenza strofa-ritornello.

“Love Me Two Times” mantiene elettrizzante l’atmosfera del live, mantenendosi aderente alla versione originale del disco (anche in questo caso è “Strange Days”).

Dallo stesso LP è selezionata “You’re Lost Little Girl”, raramente eseguita dal vivo e qui resa in maniera fedele alla registrazione di studio (sebbene sia la parte del concerto con l’audio di peggiore qualità).

Come in precedenza, è la voce di Morrison a dominare il pezzo, in questo caso sfoggiando i suoi toni più bassi e poeticamente profondi.

Una brusca interruzione al nostro del bootleg ci porta a “Light My Fire” (purtroppo priva dell’introduzione).

L’assolo all’organo elettrico di Manzarek inizia con linee spezzate e divergenti, dal sapore jazzistico a metà tra Thelonious Monk e Jimmy Smith. Subito dopo il tastierista dilaga tumultuoso, fino a saturare con accordi acuti e frenetici il teatro che ospitava la serata.

Il concerto si conclude, come spesso accadeva, con “The End”, composizione che chiude anche il già citato primo album dei Doors.

Il pezzo si snoda serpeggiante tra sogno e incubo, con suggestivi e interessanti interventi strumentali da parte di tutti i componenti della band.

Ancora una volta però è necessario segnalare la parte che Morrison ha in questo capolavoro. Egli ipnotizza e sconvolge il pubblico alternando un canto estremamente potente ed espressivo ad una vera e propria recitazione poetico-teatrale.

Una parte consistente del testo originale è inoltre sostituita da una impressionante sequenza di poesie declamate con stupefacente intensità: Across The Sea; The Accident; The Holy Sha; The Crossroads; Ensenada.

Senza cali nella qualità musicale e nel grado di innovazione raggiunto, “The End” termina con un’esplosione sonora che riassume, come un punto esclamativo, il fantastico percorso compiuto nei 53 minuti di registrazione disponibili.

Va notato che nel bootleg è quasi del tutto inudibile la chitarra elettrica di R. Krieger, circostanza che ha inevitabilmente condizionato anche la guida all’ascolto che state leggendo.

Ciò non impedisce a questo bootleg di essere un indimenticabile viaggio elettrico compiuto dai Doors sul mare al contempo oscuro e fiammeggiante della loro indimenticabile musica.

Pochi giorni dopo la data di Boston, la band suonerà due serate (22 e 23 marzo ’68) allo storico Fillmore East di New York.

Grazie a Mildequator.com.


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