“MOONLIGHT DRIVE”: IL JIM MORRISON POETA

 

La poesia era una degli interessi artistico-culturali di più grande importanza per Jim Morrison, il quale ha più volte effettuato incursioni in questa arte anche al di fuori della musica creata con i Doors.

Sono infatti numerose le poesie da lui lasciate in eredità e pensate senza considerare la musica come il contesto al quale esse erano destinate.

Il Morrison poeta ha divulgato diverse opere poetiche, sia in forma singola su riviste dell’epoca che come versi raccolti in apposite pubblicazioni.

Il suo essere musicista era però strettamente intrecciato all’essere anche poeta, come emerge chiaramente dagli ammalianti testi che componeva per i brani della band della quale faceva parte.

Una caratteristica questa che nessun altro gruppo o artista del periodo poteva vantare, fatto salvo naturalmente Bob Dylan.

Un poeta, dunque, capace di uscire dalle convenzioni che vincolavano la società americana degli anni ’60 e, nello stesso tempo, in grado di stupire e scandalizzare la scena musicale con le parole delle sue canzoni.

Talvolta criptici e indecifrabili, talvolta diretti e senza compromessi, i testi che Morrison ha composto per i Doors sono rimasti indelebili nella memoria collettiva e nella storia della musica moderna.

Egli è stato in grado di trattare molteplici tematiche e aspetti della realtà umana, trovando punti di vista ed angolature sempre originali, come un fotografo capace di svelare l’anima inaspettata di un soggetto attraverso l’immagine.

La sua formazione poetica e letteraria, la quale andava da Kafka a Kerouac, comprendeva anche poeti vissuti nel diciannovesimo secolo, come ad esempio William Blake e Arthur Rimbaud.

Da essi Morrison traeva ispirazione per tradurre in evocative ed inquietanti immagini i sorprendenti pensieri che popolavano la sua fertile immaginazione.

A questo proposito, tra le canzoni che questo immenso artista ha composto, vogliamo qui mettere in luce “Moonlight Drive”.

Oltre ad essere tra le prime composizioni concepite dal genio del cantante nell’estate del 1965, essa possiede un testo fortemente ispirato ai temi del romanticismo ottocentesco.

Riferimenti colti che purtroppo sono stati sottovalutati all’epoca della pubblicazione del brano all’interno di “Strange Days”, il secondo album dei Doors uscito il 25 settembre 1967.

Le parole di questa composizione comprendono riferimenti alla strada da percorrere verso la libertà personale e all’affrancamento dalle convenzioni sociali che ci ingabbiano, frustrando le nostre aspirazioni più luminose.

Un argomento che riguarda ognuno di noi e che Morrison declina attraverso una serie di metafore vivide e quantomai efficaci.

Tra queste ultime, in “Moonlight Drive”, la principale è rappresentata dal nuotare verso la luna, abbandonando la città intesa come simbolo del conformismo e degli schemi di vita oppressivi calati dall’alto sull’individuo.

Inoltre, il testo è ricco di immagini appartenenti alla natura. Esse hanno il compito di traghettare l’essere umano verso una consapevolezza di sé stesso più ampia e aperta alla passione per la vita.

Il riferimento alla poesia romantica dell’800 è tanto chiaro in questo brano, sia nelle forme che nei contenuti, da fare apparire come diretta la connessione tra il testo in questione e le letture fatte da Morrison di poeti appartenenti a quella scuola artistico-poetica.

La poesia romantica, infatti, adottava le stesse tipologie di metafore ispirate ad elementi naturali, legandone il significato ai movimenti interiori dell’animo umano.

Questa splendida canzone ci dà quindi l’occasione per penetrare le apparenze che la figura della rock star ha costruito e consolidato intorno a Jim Morrison.

In questo modo diventerà possibile scendere sotto la superfice esteriore della trasgressione per trovarvi un poeta ed un artista colto, curioso e sensibile.

L’attenzione prestata alle parole che il cantante scriveva per le canzoni dei Doors, come abbiamo fatto brevemente nel caso di “Moonlight Drive”, merita di essere recuperata.

In questo modo sarà possibile rendere giustizia allo scrittore di versi e all’uomo interessato ad ogni forma d’arte che stava dietro alle luci della ribalta e alle speculazioni giornalistiche (sempre pronte, negli anni ’60, a demonizzare ogni condotta non conforme alle aspettative della cultura dominante).

Unendo al rock della band californiana il valore poetico dei testi di Morrison ed i loro significati profondi saremo in grado, inoltre, di trarre un piacere ancora maggiore dall’ascolto, già delizioso e sconvolgente, dei brani dei Doors.


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