“I WILL NEVER BE UNTRUE”: JIM MORRISON SI ESPONE SULL’AMORE
Il concerto
tenuto dai Doors il 21 luglio 1969 a Los Angeles (Aquarius Theatre) prevedeva
due show (prima e seconda serata).
Nel corso della
prima di queste due esibizioni, delle quali parleremo dettagliatamente in un
prossimo articolo, Jim Morrison intona una breve canzone d’amore da lui creata:
“I Will Never Be Untrue”.
Essa, prima di
essere portata per la prima volta sul palco durante il concerto all’Aquarius
Theatre, era comparsa in altre due occasioni non ufficiali.
Entrambe, da datare
tra febbraio e maggio del 1969, videro il brano appena accennato (nel primo
caso) o in via di sviluppo (la seconda volta).
Ciò, insieme all’assenza
di altre tracce del pezzo sia musicali che in forma di poesia, ci consente di
collocare la composizione di “I Will Never Be Untrue” tra la fine del 1968 e l’inizio
del 1969.
L’esibizione all’Aquarius
Theatre del 21 luglio ’69 introduce, quindi, la prima versione strutturata della canzone, la quale non verrà mai pubblicata su LP o singoli del gruppo
californiano fino all’uscita di bootleg e outtake dagli anni ’80-‘90 in poi.
Sul palco di Los
Angeles viene così declamato dal cantante dei Doors questo semplice motivo, la
cui base strumentale è derivata dal Rhythm and Blues più melodico (in questo
caso un lento) diffuso negli anni ’50 del ‘900.
Tuttavia, il
pezzo è contraddistinto da un pronunciato aroma Blues che ne rende più scuri i toni
e maggiormente incisivo l’impatto sonoro sull’ascoltatore.
Il valore musicale
del pezzo in questo caso non eccelle ed esso è collocato nel live come momento
di transizione tra composizioni di maggiore spessore.
L’unica attrattiva
dal punto di vista strumentale è data dall’organo elettrico di Ray Manzarek.
Il tastierista,
infatti, facendo da sfondo alla voce e alla chitarra elettrica che dialogano in
primo piano, estrae dalla sua creatività un accompagnamento dal sapore gospel che
risulta originale e piacevole.
Va detto che lo stesso Morrison canta il brano senza troppa convinzione, facendone un breve momento di passaggio che non rimarrà che non rimarrà tra gli episodi più coinvolgenti del live.
Il giorno
successivo al concerto che abbiamo citato, siamo perciò al 22 luglio 1969, i
Doors hanno l’occasione di utilizzare uno spazio per registrare altro materiale
(anche di questa giornata parleremo in un articolo a sé stante in futuro).
Durante queste
registrazioni ricompare “I Will Never Be Untrue”, ma questa volta in una versione più appassionata, in particolare per quanto riguarda il
ruolo ricoperto dalla voce di Morrison.
Sfortunatamente,
nessuno avrà occasione di sentirla fino alla pubblicazione di questa outtake
all’interno di un Box Set del 1997.
Nella modalità “a
porte chiuse” i Doors ne allungano leggermente la durata rallentandone il tempo,
espediente che ne migliora sensibilmente la resa finale.
In questo modo,
infatti, le parole cantate da Morrison hanno la possibilità di allungarsi su
alcune vocali e di riflettere più intensamente i sentimenti espressi dal testo.
Oltre alla parte
di organo elettrico, quasi invariata rispetto al live del giorno prima, la
chitarra elettrica di Krieger ricama delicatamente note che risultano gradevoli
senza però entusiasmare.
La parte vocale
di Morrison è sicuramente l’elemento che solleva le sorti di questa versione del
brano (che è anche la migliore tra quelle disponibili e la più conosciuta).
Nel testo del
brano il cantante cerca di convincere la propria compagna di avere buone
intenzioni riguardo al comportamento da tenere con l’alcool e le altre donne,
chiedendole di non fare scenate.
Un testo
certamente autobiografico, con ogni probabilità rivolto a Pamela Courson, dove
i riferimenti alla vita personale di Morrison sono evidenti.
L’intonazione, malinconica
ed ironica allo stesso tempo, usata in questa canzone è perfetta per la voce
profonda e ricca di impurità di Morrison.
Inoltre, molto
azzeccata risulta la scelta di cantare in maniera da sembrare un pò ubriaco (esistono
possibilità che lo fosse veramente).
Questo espediente
tratteggia infatti un quadro dolceamaro e quasi comico nel quale le promesse di sobrietà e mitezza
del protagonista sono dichiarate proprio nell'istante in cui vengono palesemente disattese.
In fondo alla
linea vocale apparentemente lineare si agitano una serie di emozioni legate
all’amore e alla fedeltà, le quali sono espresse dal frontman al crocevia tra
musica e recitazione.
“I Will Never Be
Untrue” torna attuale circa tre mesi dopo il concerto all’Aquarius Theatre,
vale a dire durante le registrazioni dell’LP “Morrison Hotel”, svoltesi tra l’ottobre
1969 e il gennaio 1970.
Il brano viene
provato in studio (qui il link), ma sembra essere un riscaldamento più
che un vero tentativo di registrare una possibile traccia dell’album che
stavano realizzando.
In questo
frangente l’accompagnamento è affidato alla sola chitarra elettrica di Krieger
e l’inflessione blues è molto più marcata rispetto alle versioni precedenti.
Pur raggiungendo
solamente un minuto e ventidue secondi di durata, questo ultimo adattamento di “I
Will Never Be Untrue” ci regala un piccolo siparietto finale.
Come si può
sentire, alla fine della canzone Morrison invita Robby Krieger ad attaccare con
una canzone presa dal repertorio di Jimmy Reed (un ottimo e importante musicista
statunitense che suonava Blues e Rhythm and Blues; periodo d’oro: dal 1953 al
1963).
Krieger accenna
qualche accordo blues, interrompendosi però quasi subito. L’outtake termina con
Morrison che lo esorta a riprendere, visibilmente deluso dall’interruzione.
All’interno della
carriera dei Doors, “I Will Never Be Untrue” attraversa letteralmente tutto il
1969 (da febbraio a novembre), per poi scomparire dalle scalette dei concerti e
dalle prove di studio.
Ci rimane però una testimonianza autobiografica di Jim Morrison, in questo caso senza metafore o poesie, che denota tutta la spontaneità insita nella vita quotidiana di un personaggio completamente al di fuori dell’ordinario.
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