“HELLO I LOVE YOU” DEI DOORS: PLAGIO AI DANNI DEI KINKS?

 

La canzone “Hello I Love You” dei Doors è stata pubblicata nel giugno 1968 come secondo singolo estratto dall’LP “Waiting For The Sun” (album uscito nel luglio di quello stesso anno).

Il lato B era “Love Street” e il 45 giri così composto andò in vetta alla classifica americana (15esimo in quella inglese).

Il successo del pezzo dei Doors attirò l’attenzione del management dei Kinks, una ottima band inglese che dopo un inizio all’insegna del rhythm’n’blues e del garage rock, suonava in quel momento un eccellente pop-rock.

Proprio durante le prime fasi della carriera di questo gruppo, nell’ottobre 1964, veniva pubblicata “All Day And All Of The Night”, un brano improntato al garage rock (settimo negli Stati Uniti e secondo in Inghilterra).

Secondo i legali dei Kinks “Hello I Love You” copiava “All day And All Of The Night” e per questo essi chiesero, ed ottennero, che i Doors pagassero le dovute royalties al gruppo inglese.

La vicenda si concluse con un accordo che non incrinò la reputazione del quartetto californiano né sollevò particolare attenzione a livello mediatico.

Da allora, e fino ad oggi, viene quindi dato per valido questo stato di cose. Proviamo a scendere un po' più nel dettaglio e a verificare se questo plagio possa definirsi effettivamente tale.

Ascoltando con attenzione “All Day And All of The Night” notiamo che è composta da tre parti (strofa sostenuta dal riff principale - bridge – ritornello) ripetute diverse volte in sequenza e arricchite da un assolo di chitarra elettrica.

Invece “Hello I Love You” è composta da (ritornello – strofa – ritornello – strofa – bridge – coda).

Come si vede, le due strutture sono completamente diverse. In che cosa allora consiste questo plagio?

Gli unici elementi musicali che si assomigliano sono da un lato la strofa e il riff di chitarra del brano dei Kinks (ad esempio dal min. 0.03 al min. 0.19) e dall’altro lato la parte vocale del ritornello di “Hello I Love You” (ad esempio dal min. 0.09 al min. 0.24).

Si tratta delle due parti più importanti delle rispettive canzoni, vale a dire di quelle che caratterizzano maggiormente i rispettivi brani.

Potrebbe bastare per decretare il plagio, e in effetti è bastato, ma è necessario notare come esistano molti pezzi che riprendono elementi, anche centrali, da opere altrui senza incorrere in nessuna sanzione. Come mai?

Probabilmente il vero motivo dietro all’azione legale non era stato il plagio musicale in sé (del quale nemmeno i Doors stessi si erano accorti), bensì il fatto che la canzone fosse divenuta estremamente famosa negli Stati Uniti.

Inoltre, altre cause di plagio hanno avuto successo solamente in circostanze estreme, tra i quali sicuramente non si può dire che rientri il nostro caso.

Un esempio storico di plagio, ad esempio, lo si può riscontrare in “Surfin’ Usa” dei Beach Boys (primavera 1963), i quali dovettero citare Chuck Berry come autore unico perché la canzone è praticamente identica a “Sweet Little Sixteen” di Berry stesso (un bel rock’n’roll del 1958).

Niente a che vedere con un riff trasformato in parte cantata di un ritornello, come accaduto nel caso “The Kinks vs The Doors”.

Tenuto conto degli elementi sopra riportati, sorge un sospetto: la prospettiva di ricche royalties da un singolo primo in classifica, non un sincero orgoglio musicale, sono state verosimilmente il motivo che ha convinto la casa discografica dei Kinks ad intentare una causa.

L’esito legale della vicenda sancisce il plagio da parte dei Doors, ma rimane il dubbio che in realtà sia solamente uno dei casi in cui una circoscritta somiglianza tra parti di due diversi brani è stata ingigantita e data per scontata.


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