"HYACINTH HOUSE" DEI DOORS: DALLA DEMO ALLA VERSIONE SU LP


“Hyacinth house” dei Doors è una canzone mestamente profetica se messa in relazione con l’esistenza di Jim Morrison, autore del testo e voce solista in questo brano tra i meno celebri della band.

L’ultimo verso recita infatti: “Ho bisogno di un amico nuovo, la fine”. Questa fine arriverà con la morte del cantante circa sette mesi dopo avere registrato il pezzo e a soli tre mesi dalla sua pubblicazione sull’album “L.A. Woman” (aprile 1971).

Alcune parole della composizione sono chiaramente autobiografiche e dimostrano la sofferenza e la solitudine interiore che caratterizzava la vita del cantante in quel periodo.

Una dichiarazione di intenti triste e funesta, la quale era stata anticipata da Morrison già nel corso del 1969, quando “Hyacinth House” viene provata sottoforma di demo (qui il link alla demo) a casa del chitarrista del gruppo Robby Krieger.

La registrazione amatoriale, ma di buona qualità, che ne scaturisce vede lo stesso Krieger alla chitarra acustica, Morrison alla voce e John Densmore, batterista dei Doors, ai bongos.

La struttura, opera di Krieger, è a questo stadio già completa: strofa – ritornello - con l’aggiunta di un middle eight centrale.

La demo, più breve della versione dell’LP “L.A. Woman” che verrà registrata di lì a un anno e mezzo, ha il pregio di essere essenziale, asciutta, quasi austera.

In questo modo essa lascia spazio alla spontaneità e ai sentimenti che emergono dolorosamente frastagliati dalla voce profonda e malinconica di Morrison.

Riflettendo fedelmente sia l’attenuarsi della coesione interna alla band che i tormenti personali di Morrison durante il 1969, questo pezzo risulta imbevuto di una franchezza e di una amarezza desolanti.

In seguito ad una attesa di un anno abbondante, nel dicembre 1970, “Hyacinth House” viene recuperata sottoforma di soft-rock mentre sono in corso le già citate session di “L.A. Woman”, ultimo disco dei Doors realizzato con Jim Morrison in vita.

La prima modifica apportata in studio di registrazione è il rallentamento del tempo che era stato tenuto nella performance della demo.

Questa decisione attribuisce una atmosfera distesa e ariosa alla versione dell’LP, la quale è talvolta in contrasto con il significato di alcuni dei versi in essa contenuti.

Inoltre, rispetto alla demo, la voce di Morrison appare meno incisiva, sia perché immersa in un arrangiamento strumentale piuttosto sfarzoso che per il già citato tempo più lento che caratterizza il brano inciso su vinile.

Nella seconda sequenza “strofa – ritornello” la voce è raddoppiata tramite la sovraincisione da parte di Morrison di una seconda linea vocale dal tono più alto, (ascolto dal min. 0.45 al min. 1.15).

“Hyacinth House”, traccia numero sette nell’LP “L.A. Woman”, si apre con un suggestivo riff di Krieger, il quale lo costruisce mediante due parti di chitarra in sequenza.

La prima è data da accordi mentre la seconda da singole note. I due motivi si completano così a vicenda, procedendo per tutto il pezzo e creando un suono sofficemente esteso dal riverbero che vi è applicato.

Il ruolo del tastierista dei Doors Ray Manzarek è forse il più interessante in questo brano. Egli suona un organo elettrico chiamato organo Hammond, le cui liquide vibrazioni riempiono ogni spazio libero dell’arrangiamento.

All’interno della parte centrale della traccia (il middle eight, dal min. 1.18 al min.  1.43) Manzarek inserisce una trovata decisamente creativa.

Il levigato percorso disteso dall’organo Hammond, infatti, si frammenta improvvisamente in brevi tocchi dissonanti cosparsi abilmente a punteggiare il sottofondo del middle eight stesso.

Se questo passaggio si distingue per notevole originalità e innovazione, a spiccare è anche il breve assolo che il tastierista esegue dal min. 2.09 al min. 2.30.

La maggior parte del suo assolo è costituita da una citazione colta, nella quale utilizza il tema principale di una composizione per pianoforte di Frédéric Chopin del 1842 (Polonaise in la bemolle Op. 53 per pianoforte; appartenente al periodo romantico della musica classica).

È possibile ascoltare il tema di Chopin appena citato ai min. 1.11, 1.21, 6.05 e 6.15 a questo link).

Un tocco di eleganza creativa che si inserisce nel quadro storico-musicale delle contaminazioni sperimentali tra rock, progressive rock e musica classica, iniziate circa tre anni prima grazie al tastierista inglese Keith Emerson.

L’effetto complessivo del lavoro svolto dalla band in studio di registrazione è qualitativamente notevole, soprattutto grazie all’atmosfera sonora ampia, spaziosa e intelligentemente rifinita dal punto di vista dell’arrangiamento.

Tuttavia, non si può ignorare come il risultato finale avvolga in una coltre di suoni i sentimenti che dovrebbero essere trasmessi dal testo, diminuendone inevitabilmente l’intensità.

Per quanto affascinante sia la versione dell’LP, rimane presente nell’ascoltatore la sensazione che la demo rappresenti meglio il messaggio umano e musicale che “Hyacinth House” voleva originariamente trasmettere.


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