DOORS E THEM: UN INCONTRO MUSICALE DAL 1966 al '70
Nel periodo che
porta alla registrazione del primo LP dei Doors, avvenuta nell’agosto 1966, la
band costruisce il proprio repertorio attorno ad una serie di cover Blues e
Rhythm And Blues.
Ad esse si
uniscono progressivamente alcuni brani originali, i quali sono orami maggioritari
nel momento in cui il quartetto arriva ad esibirsi al Whisky A Go Go
nell’estate ’66.
Nel famoso locale
di Los Angeles il gruppo, ingaggiato come house band, mette definitivamente a
punto i folgoranti rock che compariranno su “The Doors”. Contemporaneamente, i
quattro giovani musicisti hanno l’occasione di incontrare personalmente ed
artisticamente una serie di complessi più celebri ed affermati (come, ad
esempio, i Love) che costituivano gli show principali di ogni serata.
Tra queste
formazioni spiccano anche i Them, quintetto irlandese che dal 1964 alla metà
del ’66 si fa notare per una serie di convincenti hit e album Rhythm And Blues
con sfumature Garage Rock.
Tra Doors e Them
scatta una intesa musicale che culmina in un paio di pezzi (tra i quali una
lunga versione di “Gloria” dei Them stessi) suonati congiuntamente dalle due
band sul palco del Whisky A Go Go nell’agosto 1966.
A documentare
questo momento enormemente suggestivo, esistono anche diverse storiche
fotografie che ritraggono Jim Morrison e Van Morrison impegnati a cantare
assieme.
Precedentemente a
questa grande serata musicale, lo stile graffiante dei Them aveva già colpito
l’immaginazione dei Doors, entrando a fare parte del ventaglio di cover che,
come accennato sopra, animavano i loro show nella prima fase della carriera.
A conferma di ciò,
gli unici concerti disponibili che risalgono a questo periodo, quello al London
Fog (maggio 1966) e quello al The Matrix (marzo 1967), includono due pezzi tra
i più conosciuti e coinvolgenti dei Them: “Baby Please Don’t Go” e “Gloria”.
La pubblicazione
di questi due incalzanti brani da parte di Van Morrison e compagni era avvenuta
in maniera simultanea, risalendo al singolo (fuori dagli album) del novembre
1964: “Baby Please Don’t Go” ne era il lato A (qui il link) mentre
“Gloria” occupava il lato B (qui il link). Esso raggiunse il decimo
posto nella classifica inglese e il centoduesimo in quella americana,
rappresentando uno dei maggiori successi artistico-commerciali per i Them.
Al London Fog
nella primavera ’66 i Doors suonano una versione di “Baby Please Don’t Go” (qui il link) sostanzialmente aderente a quella dei Them, la quale era stata a
sua volta tratta dall’affascinante Country Blues di Big Joe Williams del 1935 (qui il link alla composizione originale).
In apertura la voce
di Jim Morrison, ancora non completamente matura, esorta le persone presenti a
ballare (“C’mon and dance somebody, let’s go!”). In sottofondo si
delinea il riff chitarristico di apertura della canzone, divenuto caratteristico
grazie alla versione dei Them e che ricalca la linea vocale cantata da Big Joe
Williams nel brano del 1935.
L’elemento maggiormente
degno di nota di questa performance dei Doors è dato dai brevi assoli che
Krieger tratteggia interponendoli tra le varie sequenze strofa-ritornello.
Qui la chitarra si spinge al di fuori dei canoni Rhythm And Blues per divenire vagamente psichedelica, influenzata da quanto George Harrison dei The Beatles prima (in “Norwegian Wood”, ottobre 1965) e Roger McGuinn dei Byrds successivamente (in “Eight Miles High”, gennaio 1966) avevano sperimentato, rispettivamente con il sitar e la chitarra elettrica a dodici corde.
Procedendo in
avanti per poco meno di un anno, fino al marzo 1967, troviamo la prima versione
disponibile all’ascolto di “Gloria” suonata al The Matrix. A questo punto i
Doors avevano già pubblicato il primo singolo ed il primo LP della loro
discografia, senza ottenere però significativi riscontri commerciali.
Anche in questo
caso la cover che possiamo sentire (qui il link) rispecchia piuttosto
fedelmente quella dei Them, fatto salvo un particolare di notevole importanza.
Infatti, Jim
Morrison, la cui voce nel frattempo è migliorata sensibilmente in profondità ed
espressività, intona alcuni versi, probabilmente improvvisati, sostenuti dal
ritmo di fondo della composizione (ascolto dal min. 2.03 al min. 2.50).
In questo modo,
prende suggestivamente forma il primo esempio registrato dal vivo di questa
magnifica caratteristica generata dalla creatività anticonformista del
cantante: la poesia penetra il rock rivestendosi di un manto sonoro dai colori
al contempo lirici e trasgressivi. Un connubio tanto inedito quanto
rivoluzionario per la storia musica.
I Doors
manterranno entrambe le canzoni dei Them nelle scalette dei loro concerti fin
quasi alla fine del loro viaggio musicale, con uno stop quasi totale che parte nell’estate
’67 e si conclude nel 1969.
Questa parentesi
è dovuta all’accumularsi di brani eccezionali scritti dalla band che il
pubblico desiderava ascoltare dal vivo mentre la sua fine è causata dal ritorno
ad un suono meno elaborato dalla seconda metà del ’69 in poi.
Il gruppo riprende
quindi a suonare sia “Gloria” che Baby Please Don’t Go” dopo circa due anni,
soprattutto, ma non solo, come segmenti di medley più estesi.
Portiamo qui come
esempio il concerto tenutosi a Los Angeles nel luglio ’69, dove ricompare “Gloria”
(qui il link) in una lunga versione che rappresenta l’evoluzione del
brano suonato nei concerti dei Doors del ’66 e dell’inizio ‘67.
Pur soffrendo non poco del non potere ascoltare il duetto dell’agosto 1966 tra i due Morrison, fortunatamente rimangono svariate dimostrazioni sonore dell’apprezzamento che i Doors nutrivano per i Them e il loro incisivo Rhythm And Blues.
P.S.: Il mio libro “The Doors Attraverso Strange Days” è uscito ed è disponibile su tutte le principali piattaforme. Il più completo viaggio mai fatto attraverso il secondo LP dei Doors. Di seguito qualche link:
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